venerdì 12 novembre 2010

Non è facile essere del Pro Polonghera femminile...

Grandi ragazze! Già due domeniche fa avevo visto una grande squadra, e questi ultimi risultati me lo confermano ancora di più...

Avendo avuto l'onore di farvi da massaggiatrice improvvisata (e non so se avete notato la mia scioltezza nei due interventi fondamentali per il risultato finale) mi sono resa conto davvero che non tutti possono giocare in questa grande squadra: per essere una giocatrice del Pro Polo bisogna avere caratteristiche ben precise..

Qui di seguito ve le elenco in modo da facilitarvi eventualmente i provini per i prossimi arrivi..

Primo: essere almeno bilingui: nella concitazione dell'azione quasi sempre i suggerimenti vengono dati in piemontese, e spesso in piemontese di frazione, noto per essere spesso intraducibile in italiano corrente e per usare al posto delle virgole arcaiche imprecazioni

Secondo: in caso di fallo subito, a meno che la tua compagna non abbia un evidente frattura esposta o un'arteria recisa, l'unico modo di soccorrerla permesso dalle compagne è sfotterla, meglio se si può anche farle notare la sua eventuale carente depilazione

Terzo: prima della partita è consigliato fare un pasto comprendente almeno peperonata, bagnetto, selvaggina varia brasata, meglio se cacciata da qualche famigliare, e aver bevuto alcolici se non proprio al pasto almeno la sera prima per scambiarsi beneauguranti rutti di cortesia, utili a scaricare la tensione e a stendere le avversarie

Quarto: avere almeno cinque episodi imbarazzanti nella propria autobiografia (es, rotture di mignoli, ubriacature alle prime comunioni proprie, vomiti nel proprio letto, incidenti con campi di zucchine.. ogni riferimento a fatti e persone è del tutto casuale ovviamente)

Quinto: in caso di pioggia è bene che all'uscita dal campo anche gli indumenti intimi risultino ricoperti di terra, non per dimostrare il proprio agonismo in campo, ma perché ogni anno si elegge Miss Pauta e c'è chi anche in caso di pieno sole su campo sintetico non rinuncia ad accumulare punteggio e si sporca nel tragitto spogliatoio- campo o anche spogliatoio-macchina

Sesto: non arrivare mai direttamente al campo della trasferta, ma perdersi almeno tre volte, meglio se coadiuvati da navigatori satellitari, ovviamente per far vedere alle avversarie che si è così tranquilli da voler visitare sperduti paesini di campagna prima della partita. Se ci si perde anche per arrivare a Polonghera è davvero il massimo, viene proprio ritirato il numero della maglia

Settimo: non insultare mai direttamente l'arbitro, ma fargli capire il suo errore con perifrasi e immagini retoriche, spesso attinte dal mondo agreste e più spesso in dialetto di frazione di cui sopra, ma vista la multiculturalità della squadra spesso le espressioni vengono attinte dal meglio della letteratura italiana

Ottavo: mangiare; non importano l'occasione, l'ora o le condizioni atmosferiche: se qualcuno porta da mangiare tutta la mente vola ad un unico pensiero: riempirsi lo stomaco. Prova ne è che nel borsone di ognuna oltre a calzettoni, scarpe e armamentario vario c'è sempre il coltello taglia salame.

Nono: dimenticare qualcosa: dalle mutande, allo shampoo, dalle pinzette al documento di identità: arrivare con tutto è considerato motivo di pubblico dileggio

Decimo ma fondamentale: aver almeno preso per il culo una volta Nova, per i suoi calzini o per le sue frasi, per il suo modo di parlare o per il fatto che inspiegabilmente è laureato in ingegneria.

Ma so che qui la fantasia non vi manca.


Eliana

1 commento:

Anonimo ha detto...

Manca l'undicesimo....essere una mamma "super" come te!allora io l'esame lo supero perchè il rapporto con il dialetto stretto e l'arbitro c'è lo....il coltello nel borsone pure...non mi manca nulla....ciao rollè7